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ANCORA SULLA RETRIBUZIONE DEI PARLAMENTARI EUROPEI

m_de77f6b7bb994098924416a16ed2624dPiero Graglia, candidato alle elezioni europee del PD nella circoscrizione Nord-Ovest, invita gli altri candidati ad accettare la diminuzione della retribuzione prevista per gli europarlamentari come stabilito dal nuovo statuto del Parlamento Europeo e chiede al Segretario Franceschini che il Partito Democratico tenga una posizione favorevole alla riduzione degli stipendi, così come decisa in sede europea.

Nell’attuale scenario, di fronte agli effetti pesanti e preoccupanti della crisi economica, i costi della politica devono rispettare l’esigenza, sentita da più parti, di una moralizzazione dei comportamenti di chi è chiamato a cariche elettive e deve testimoniare trasparenza e senso di responsabilità.

144.000 € lordi all’anno erano lo stipendio di un europarlamentare italiano fino a questa legislatura, il più alto tra quelli dei suoi colleghi, seguito dai 107.000 € per il parlamentare austriaco, 87.000 € per il parlamentare dei Paesi Bassi fino ad arrivare, in coda, all’europarlamentare ungherese con 9.900 € annui.

Nel giugno 2005 il Parlamento europeo ha votato a grande maggioranza lo statuto che riforma le retribuzioni degli europarlamentari, fino a quel momento a carico dei bilanci degli stati membri. 7.665 € lordi al mese  è l’indennità fissata a partire dal giugno 2009 per ogni parlamentare europeo, per un totale di 99.500 € annui comprensivi di tredicesima mensilità. Ogni spesa connessa all’ufficio verrà rimborsata a parte, comprese le spese di viaggio.
Un comma dello statuto prevede però la possibilità di mantenere in via transitoria forme nazionali di retribuzione, con la differenza a carico del bilancio dello stato di provenienza; inoltre i parlamentari uscenti eventualmente rieletti possono optare per il vecchio sistema di retribuzione, con la differenza sempre a carico dello stato nel quale sono stati eletti.
Così l’europarlamentare italiano che opta per il vecchio sistema continuerebbe a percepire 144.000 € lordi all’anno, invece dei previsti 99.500, con una differenza di 44.500 € a carico delle casse dello stato italiano. Se tutti gli europarlamentari italiani scegliessero il vecchio sistema di retribuzione, l’aggravio per il bilancio dello stato sarebbe di 3.204.000 € annui. Tutti gli altri europarlamentari invece, con il nuovo regime di retribuzione, si trovano a guadagnare di più rispetto al passato.

L’istituzione di un regime unico per la retribuzione degli europarlamentari è un fatto molto importante nel quadro del rafforzamento del ruolo istituzionale del Parlamento europeo. Oltre a rispondere a criteri di equità e di semplificazione, la retribuzione uniforme svincola i parlamentari dagli stati di appartenenza e gli insegna a pensare europeo. Per questi motivi mi impegno, se eletto, a rifiutare una retribuzione calcolata secondo i parametri pre-statuto del 2005, optando per il nuovo sistema di retribuzione; chiedo agli altri candidati del PD di fare altrettanto, dandone comunicazione alla stampa e ai mezzi di informazione; invito gli europarlamentari uscenti ad assumere un pubblico impegno – motivato dalla carica elettiva ricoperta – a optare per il nuovo regime di retribuzione; invito la segreteria del Partito Democratico a chiedere pubblicamente al governo italiano in carica quali siano gli orientamenti riguardo alla prevista possibilità di integrare la retribuzione unica degli europarlamentari a carico del bilancio statale.

Piero Graglia


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