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Quando un imbecille canta

La figura che ha fatto il parlamentare della Lega Salvini rischia di affogare nel ludibrio al quale questa classe di governo ci ha ormai abituato da qualche tempo a questa parte. Cos’ha fatto il Salvini? semplicemente è stato ripreso da un telefonino mentre canta una canzonaccia della Lega, insieme a suoi compagni di partito e col boccale di birra in bella vista in mano, durante una riunione leghista a Pontida. La canzonaccia paragona i napoletani, colerosi e terremotati, ai cani, e non è altro che una delle ennesime stupide canzoni che costellano l’immaginario eversivo della politica italiana, dal “ce ne freghiamo della galera” dei primi fasci al “se vedi nero spara a vista, o è un prete o è un fascista” degli anni di piombo. Ciò che cambia oggi è la chiosa preoccupata, quasi dotta se non ci si vergognasse a paragonare l’intellettualità vuota di Salvini a qualcosa che somigli a qualcosa di culturale, con la quale il leghista ha giustificato la sua performance canora: “era una canzone tra amici, la politica non c’entra nulla”. Col che Salvini ci informa che: 1) per lui la pratica politica è qualcosa di slegato dai comportamenti quotidiani anche privati (mi ricorda qualcosa, o meglio, qualcuno); 2) la posizione razzista la si deve negare pubblicamente ma può essere agita in privato, anche con la soddisfazione del branco; 3) c’è un senso di impunità che viene alimentato dalle battute dei compagni di coalizione del Salvini, tutti adesso in gara per scusare, giustificare, capire e motivare variamente la cosa. Leggi il seguito »
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