Giu

23

Un paese di puttane

C’è qualcosa di perverso nel modo in cui si sta affrontando – o meglio, non si sta affrontando – una nuova questione morale che emerge ed esonda dalle ultime notizie. A Palazzo Grazioli, residenza del Presidente del Consiglio, si sarebbero svolti festini a base di prostitute graziosamente concesse a Berlusconi e ai suoi amici e sodali; a Villa La Certosa, in Sardegna, l’occhio malizioso dei teleobiettivi documenta svaghi licenziosi ed erezioni di capi di governo stranieri (ah, la globalizzazione…) con soavi culetti all’aria stesi al sole. Di fronte a queste evidenze imbarazzanti, il presidente del Consiglio invoca la privacy e la libertà di fare quello che vuole e tutto il suo codazzo si adegua con aquiescenza.

Intendiamoci, le puttane esistono da sempre e si tratta di una professione liberale perfettamente lecita. Chiunque può vendere il proprio corpo e si punisce infatti solo chi guadagna da questo commercio, non chi lo fa direttamente. Ma le puttane non sono le ragazze che per 2000 euro accettano di ballare o di strusciarsi con i potenti. Le puttane, molto più scandalose e censurabili, sono i giornalisti, i direttori di telegiornale, i direttori di giornali che accettano questa deriva e questo sprofondamento della morale comune, accettando di tacere lo scandalo o, al limite, cercando di giustificarlo parlando di processi mediatici. Forse, sembrano suggerire, il sogno del maschio italiano medio è quello di essere parte attiva in questi festini, di poter condividere l’ebbrezza e la licenziosità di un baccanale fatto sotto lo sguardo dei bodyguard in una residenza di Stato. Quindi, perché parlarne? perché invocare una nuova questione morale quando si tratta solo di innocenti e normali espressioni di un potere che non è assoluto, ancora, ma che vorrebbe esserlo?

Be’, queste sono le vere puttane da combattere e da censurare. Questi signori – e forse anche alcune signore, ho già qualche nome in mente – che ossequiano il potere in maniera oscena, che si imbarazzano quando sentono o vedono critiche al signore e padrone e che non sanno spendere una parola per informare il pubblico che compra i loro giornali, che guarda i loro programmi, che si affida a loro per crearsi un’opinione.

In questo silenzio ssordante e imbarazzante, è la rete che svolge il compito di dire a tutti, anzi, urlare a tutti, che il re è nudo, che il presidente del Consiglio italiano è un personaggio patetico ridotto al punto di doversi procurare, nella sua frenesia sessuale impotente, ragazze a pagamento a iosa; che lo spessore morale del Paese sta precipitando a livelli paragonabili a quelli esistenti nella Roma di Caligola, dove tutto si accetta, tutto si giustifica, tutto si esalta come una sorta di applicazione sul campo del diritto divino del potere. In questo osceno sprofondamento, in questa orgia di servilismo, le puttane di regime sono  bene evidenti e individuabili, hanno nome e cognome, hanno funzioni e incarichi ben pagati: nessuno può dire che le responsabilità sono diffuse, che la colpa è del clima morale rilassato, che tutti hanno fatto il loro dovere, sempre, e che va tutto bene. Niente va bene, stiamo diventando un paese di puttane e, quel che è peggio, stanno cercando di abituarci a questo, di farci credere che è normale, che è giusto, e che ci deve piacere. A noi no, non piace, non piace affatto…


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